Avete l’idea che il pugilato sia uno sport puramente aggressivo? Vi sbagliate perchè è invece comprovato che fare pugilato dà benefici fisici e psichici. E’ quindi a tutti gli effetti una disciplina olistica! Questa pratica sviluppa lo spirito d’iniziativa, il controllo di sé e canalizza l’energia attiva. Elimina in maniera efficace lo stress e contribuisce a rendere meno pressanti le preoccupazioni quotidiane. Le sue ripercussioni sulla vita di tutti i giorni sono innegabili: la boxe permette di prendere le distanze dalle situazioni complesse e contribuisce a gestire meglio gli eventi.
«La boxe è una disciplina che aumenta l’autostima, soprattutto nei ragazzi», spiega Giuseppe Vercelli, docente di psicologia dello sport all’Università di Torino. «Aiuta ad acquisire sicurezza in se stessi, scaricare le tensioni e controllare aggressività e ansia. Ecco perché i disturbi legati allo stress e gli attacchi di panico, oggi frequenti anche tra i giovani, trovano nel pugilato notevoli benefici. Inoltre è uno sport che richiede un notevole sforzo di pianificazione: in pochissimo tempo bisogna elaborare la strategia di difesa e di attacco per affrontare l’avversario».
Quindi è uno sport adatto a tutti ma sopratutto ai giovani?
“Il Ring è la metafora della vita” ci risponde Serena Galatioto, istruttrice giovanile, tecnico di pugilato FPI, ex atleta Agonista dilettante che siamo andati a trovare, presso la Boxing Club di Fiumicino (Rm) dove organizza corsi dedicati proprio ai bambini dai 6 ai 12 anni di età, per cercare di capire meglio questo sport attraverso il racconto di chi frequenta il ring e ha vissuto, fin dall’infanzia, l’emozione del pugilato. ” Il Ring rappresenta la quotidianità” continua l’istruttrice ” A volte sei all’angolo, altre volte alle corde, alle volte sei al centro ed in ogni caso devi sapertela cavare. Devi saper trovare le strategie giuste e le forze psicofisiche per rialzarti e combattere. Impari a vincere ma anche e sopratutto a perdere.” Sorride e prosegue “Perdi senza sentirti sconfitto e deluso ma impari ad apprezzare l’avversario che in quel momento ti ha insegnato l’umiltà.”

Ci racconta, inoltre che dai 6 ai 12 anni i bambini attraversano una fase sensibile (dove si è più predisposti a percepire le capacità cognitive e tecnico-tattiche) in cui attraverso mirate attività propedeutiche possono ottenere l’incremento delle abilità, dell’intelligenza motoria e delle essenziali capacità coordinative generali. “Attraverso esercizi- gioco, assolutamente senza contatto, l’allievo si avvierà alla realizzazione di obiettivi, partecipando ad attività collettive e identificandosi con i coetanei, acquistando fiducia in se stesso e nei compagni” ci spiega, Serena.


Istruttori partecipi e attenti come Serena Galatioto insegnano quindi, non tanto focalizzando l’attenzione sulle tecniche specifiche, quanto piuttosto sull’aspetto ludico. In tal modo i bambini migliorano l’autocontrollo, la coordinazione, la consapevolezza di sé e del proprio corpo. I giochi- esercizi aiutano così a ridurre l’aggressività e, addirittura, a prevenire la violenza. Questo sport quindi, aiuta al rispetto verso l’altro, sopratutto grazie al valore contenuto nelle norme che disciplinano la competizione ed offre anche una valida alternativa al falso fascino della violenza e del bullismo che dilaga invece dove le regole sono assenti.
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